Sandalo

Santalum album L.

Etnobotanica

Sandalo

La letteratura indiana cita il Santalum album per la prima volta intorno al 500 AC (Nirukta) e nel 400-300 AC (Anjuttara, Vinya Pitaka), ma è probabile che il sandalo fosse utilizzato da molto tempo nelle cerimonie religiose.

Divenne una componente essenziale dei rituali religiosi Braminici, Buddisti e di altre religioni, e l'utilizzo negli incensi era fortemente correlato con le arti erotiche induiste. Il legno morbido bene si presta all’intaglio ed era la base per opere fragranti a tema religioso (statue di divinità ed altari).

Nel Buddismo il sandalo viene considerato uno dei tre incensi fondamentali per la pratica monastica, insieme al lignaloe e ai chiodi di garofano, ed il legno è molto usato nei templi Cinesi

Il sandalo venne portato verso est in Cina dove divenne parte fondamentale della vita quotidiana. Mercanti arabi e persiani lo portarono invece verso ovest. In Europa apparve per la prima volta, nel primo secolo AD, e viene menzionato poi da Cosmos Indicopleustes di Alexandria nel 545.

La prima domesticazione e la prima produzione di olio di sandalo avvennero naturalmente in India, utilizzando alambicchi importati dai mercanti arabi.

In India veniva e viene tuttora usato come pianta per i riti funerari, nei quali i personaggi di casta superiore o ricchi aggiungono legno o incenso di sandalo alle pire funerarie dei parenti in segno di rispetto. La polvere del legno viene mescolato con acqua per formare una pasta usata per il marchio di casta ed a scopi medicinali.

Usato nella fitoterapia tradizionale internamente per i colpi di calore e di sole e per le febbri derivate.

In Kerala è usato a questo scopo mescolato al miele, mentre in Nepal viene assunto con acqua di riso. In medicina ayurvedica viene usato per bronchiti croniche, cistiti croniche e gonorrea, ed anche come antiafrodisiaco.

L’Egitto antico importava il legno che era utilizzato in medicina, per le imbalsamazioni e come legno aromatico da bruciare durante i riti.

L’olio di Sandalo bianco (Santalum album) ed il sandalo giallo (Santalum freycinetianum e S. citrinum) era molto utilizzato nelle Maldive come unguento aromatico; nelle isole Nicobare dell’Oceano Indiano, i boschi erano una volta pieni di alberi di sandalo delle due varietà rossa e gialla. La varietà più pregiata di sandalo giallo era chiamata sandalo maqasiri e proveniva, secondo le fonti antiche, dai boschi intorno a Makassar, città delle isole Celebi o Sulawesi (nella odierna Indonesia). Molto apprezzato per il suo utilizzo in profumeria e come elemento di igiene per la cavità orale da usare tra un pasto e l’altro.

Un autore sevigliano del XI secolo conosciuto come Botanico Anonimo (Asin Palacios, M (1943) Glosario de voces romances registradas por un botanico anonimo hispano-musulman (siglos XI-XII), Maestre, Madrid-Granada (ed.), p. 18.) ci parla della importanza economica del sandalo giallo per l’andalusia. Le inalazioni del sandalo erano prescritte dai medici andalusi medievali per la congestione cerebrale, le palpitazioni e lo stato di decadimento fisico. Il profumo elaborato con polvere di sandalo, acqua di rose e acqua di buccia di mela era uno dei preferiti dagli andalusi.

In Occidente è stato usato per trattare le condizioni infiammatorie del tratto urinario, spesso in combinazione con altri rimedi diuretici o disinfettanti urinari.
I medici Eclettici americani usavano l’olio di sandalo come rimedio per disordini cronici o subacuti delle mucose, in particolare per la gonorrea in fase cronica, la bronchite cronica, la pielita, la cistite cronica, ecc.


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