Le piante e la loro influenza sui processi di detossificazione epatica |
Page 1 of 7 Le piante e la loro influenza sui processi di detossificazione epatica
Marco Valussi
Le azioni fitoterapiche rilevanti per la funzione epatica sono:
• Coleretica
• Colagoga
• Epatica
• Epatoprotettiva
• Troporistorativa epatica
• Stimolante della detossificazione epatica
Azione coleretica
Implica una stimolazione della produzione di bile da parte degli
epatociti e potrebbe essere interpretata come avente un effetto di
'lavaggio' sul fegato, che aiuta la rimozione dei metaboliti di fase II
eliminati con la bile. Rimane da dimostrare se la stimolazione
dei meccanismi di produzione di bile in genere stimoli anche la
detossificazione epatica. L'esempio migliore di pianta ad azione
coleretica è Cynara scolymus.
Azione colagoga
Implica una stimolazione del rilascio di bile dalla cistifellea.
Non è veramente rilevante per la funzione epatica, anche se il termine
viene spesso usato in maniera confusa nella letteratura fitoterapica
Azione epatica
Dovrebbe essere l'azione di un rimedio che stimola le funzioni
epatiche, ma il termine viene anche usato per denotare un rimedio che
promuove il flusso di bile. E' un termine arcaico e non è
sufficientemente specifico per essere rilevante in una discussione
moderna su piante e fegato
Azione epatoprotettiva
Implica una protezione del fegato dagli insulti tossici; non agisce
necessariamente aumentando il metabolismo dell'agente tossico.
L'esempio migliore di pianta ad azione epatoprotettiva è Silybum marianum
Azione troporistorativa epatica
Tipica di una pianta che assiste nel riparo del danno agli epatociti o
all'architettura epatica; le proprietà epatoprotettive e quelle
troporistorative possono essere collegate
Questi agenti assistono indirettamente la detossificazione epatica
riportando il fegato danneggiato verso una piena funzionalità.
Gli esempi migliori di piante ad attività troporistorativa epatica,
sulla base di modelli farmacologici, sono Silybum marianum e Cynara scolymus
Silybum marianum (Asteraceae): cardo mariano.
Sono stati proposti vari meccanismi per spiegare i meccanismi di
protezione e rigenerazione epatica del cardo mariano, tutti collegati
con la capacità di inibire i fattori responsabili del danno epatico (ad
esempio radicali liberi e leucotrieni) e di stimolare la sintesi
proteica:
• Attività antiossidante e scavenging dei radicali liberi, molto più netta della vitamina E.
• Stabilizzazione delle membrane cellulari (grazie
all'azione antiossidante) che riduce l'accesso delle tossine agli
epatociti, facilita la stabilizzazione delle membrane delle cellule
mast e l'inibizione delle cellule di Kupfer.
• Azione antinfiammatoria mediante l'inibizione
dell'enzima responsabile per la sintesi di leucotrienti e
prostaglandine
• Aumento del ritmo di sintesi delle proteine cellulari e rigenerazione del tessuto epatico.
• Risultante aumento della sintesi di vari
metaboliti, tra i quali il glutatione, come dimiostrato dalla
prevenzione della perdita di glutatione indotta da tossine e
dall'aumento dei livelli di glutatione in soggetti sani.
• Un dato di laboratorio interessante, anche se
probabilmente di valore solo euristico, è che il cardo mariano inibisce
la proliferazione in vitro di cellule epatiche stellate di ratto
(cellule particolarmente importanti nell'evoluzione delle malattie
epatiche verso la cirrosi).
Alcuni componenti attivi del complesso della silmarina
Silybum e abilità rigenerativa
A prescindere dall'agente tossico che causa il danno (virus, tossine),
il termine biochimico "abilità rigenerativa" significa rigenerazione
delle componenti cellulari danneggiate. In particolare perché
questa attività sia significativa vanno rimpiazzate le macromolecole
difettose, che sono per la maggior parte proteine. Quindi ogni
accelerazione dei processi di trascrizione e/o traduzione sarà
favorevole alla suddetta abilità.
Studi in vitro ed in vivo degli ultimi 20 anni hanno mostrato i seguenti effetti sugli epatociti:
• La silibina aumenta la biosintesi proteica dal 25 al 30%
• L'aumento è trasversale senza preferenze per proteine specifiche
• Viene preceduto da un marcato aumento nella sintesi
di RNA ribosomiale (rRNA), senza influenza su mRNA o tRNA
Alla base dell'aumento di rRNA vi è la stimolazione di un enzima
specifico, la RNA-polimerasi I DNA-dipendente. E' dimostrato che
silibina e silcristina possiedono queste attività ma gli altri
flavolignani no. Questa è una attività di tipo steroideo ed infatti la
silibina si lega in maniera competitiva a recettori steroidei isolati,
imitando quindi un regolatore della cellula stessa, con il risultato di
stimolare l'intera sintesi proteica cellulare.
Questa attività del Silybum non è confinata agli epatociti ed è stata
confermata anche per le cellule renali, perché allora la pianta embra
essere particolarmente attiva a livello epatico? Questo focus
sugli effetti a livello epatico è dovuto a fattori farmacocinetici, in
particolare al fatto che i flavolignani entrano nella circolazione
enteroepatica e mantengono quindi una concentrazione a lungo termine
nel fegato
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