Achillea

Achillea millefolium L.

Etnobotanica

La forma tradizionale di predizione del futuro dell’I Ching era praticata interpretando la posizione di 50 fusti di Achillea seccati e lanciati sul tavolo.
Dioscoride indica che la pianta “è molto utile contro le perdite di sangue, contro le piaghe recenti, vecchie e fistulose”, e per la sua proprietà emostatica e vulneraria fu usata in caso di ferite di guerre (e fu chiamata herba militaris) Viene menzionata in vari antidotari fin dal secolo IX, e nel primo testo terapeutico gallese (XIII secolo), il “Physicians of Myddfai”, si consiiglia l’uso dell’achillea per “stranguria e pietra”, cioè per edema di origine cardiaca e calcolosi renale, insieme alla sassifraga, e per “distruggere i parassiti” intestinali, nel qual caso si consiglia l’applicazione esterna e non interna (Hoffman 197?).
Secondo Linneo veniva usata nel Nord Europa al posto del luppolo nella preparazione della birra, con l’idea che impartisse alla bevanda maggior potere intossicante. Nel secolo XVI i semi venivano usati per conservare i vini.
I nativi americani usavano la pianta in applicazioni topiche per ferite, abrasioni, ematomi, eczemi, dolori muscolari, eruzioni cutanee e mal d'orecchi. Internamente veniva usata come rimedio per disturbi della digestione (digestione lenta o debole) senso di malessere e condizioni febbrili (sia internamente che come fumigazioni con fiori bruciati). La foglia ed i fiori erano droga ufficiale nella farmacopea americana dal 1863 al 1882, ad uso tonico, stimolante, ed ememenagogo. Alcuni autori consideravano le foglie superiori ai fiori (Vogel 1970).
Felter (1922) da come indicazioni specifiche per l'achillea: atonia e rilassamento dei tessuti, con perdite umorali abbondanti ed emorragie passive (docute cioè all'atonia tessutale e non a lesioni).
I nativi americani della tribù dei Menomini usavano la pianta per curare le febbri (infuso caldo delle foglie), mentre le cime fiorite venivano usate come sfregamento per l'eczema. Le foglie erano usate in impiastro per rash cutanei dei bambini (Smith 1923).


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