Grindelia

Grindelia camporum Greene

Etnobotanica

I nativi americani utilizzavano le varie specie di Grindelia per molti problemi di salute, inclusi la tosse, il raffreddore, la tubercolosi, le infezioni cutanee, e le coliche infantili.

La droga (foglie e cime fiorite essiccate) è stata ufficiale nella Farmacopea Statunitense (USP) dal 1882 al 1926, e nel Formulario Nazionale Statunitense (NF) dal 1926 al 1960. Le attività descritte erano sedativa, antispasmodica, espettorante, rimedio contro la dermatite da contatto con Rhus toxicodendron (poison ivy)

Ellingwood la considerava specifica per l'asma e consigliata per tosse bronchiale, aritmie associate a tosse cronica e rinite allergica.
Nel Kings Dispensatory l'azione di questa pianta e delle altre specie utilizzate è descritta in dettaglio e vale la pena leggere il testo esteso, non fosse altro per una piccola polemica sul materiale informativo “di parte”, discorso valido ora come 100 anni fa:
""Le Grindelie lasciano in bocca una sensazione amara e aspra, che persiste per un certo periodo ed è accompagnata o seguita da un aumentato flusso di saliva. In ragione del loro effetto irritante a livello renale, esse agiscono come diuretici. Esse prima stimolano il cervello e la spina dorsale, ma questa stimolazione è seguita da impairment motorio delle estremità inferiori e dal desiderio di dormire. Il numero di respirazioni viene ridotto. La Grindelia robusta è la specie particolarmente efficiente in caso di asma, e dona un sollievo rapido, e risulta efficace in casi previamente insensibili alle medicazioni. Occasionalmente, però, come accade in effetti per tutti gli agenti terapeutici, non ha avuto effetto ma le circostanze di questi insuccessi non sono ancora state determinate. Allo stesso modo è stata molto efficiente nelle affezioni bronchiali, nella pertosse ed in alcuni problemi renali. Il professor Scudder era particolarmente convinto dell'efficacia di questo rimedio come applicazione locale nelle malattie dermatologiche croniche con circolazione debole, in particolare ulcere vecchie, croniche ed indolenti. La Grindelia squarrosa è stata grandemente elogiata come rimedio efficace nelle febbri intermittenti ed in altre affezioni malariche, e per ridurre la splenomegalia che spesso segue queste patologie. Perché due piante così vicine come la G. robusta e la G. squarrosa, e contenenti costituenti quasi identici debbano dare risultati terapeutici così discordanti è certamente enigmatico. Il fatto è che molti medici sono troppo pronti a correre dietro ad ogni nuovo rimedio, specialmente se introdotto con nomi pretenziosi, e a mostrare una incredibile credulità verso le dichiarazioni di parti interessate, incapaci di determinare conclusioni accurate circa il valore del rimedio. Webster comunque asserisce che il rimedio ha una azione speciale sulla circolazione splenica, e indica per illustrare la sua opinione il caso di una congestione splenica associata con azione epatica lenta e dispepsia. Dolore sordo nell'ipocondrio sinistro, pallore, debilitazione e indigestione sono i sintomi indicativi della sua selezione. Lo stesso autore raccomanda la Grindelia in caso di dispepsia cronica dovuta a prolungata influenza malarica, dolore gastrico con coinvolgimento della milza e nella congestione splenica nei casi di cachessia malarica"".


Glossario