Idraste

Hydrastis canadensis L.

Farmacologia

    Farmacodinamica: introduzione

    Ancora oggi vale purtroppo il commento fatto da Paul Bergner nel suo fondamentale libro The healing power of Echinacea and Goldenseal (Bergner 1997, p. 189), e cioé che “una ricerca della letteratura scientifica contemporanea non ci riporta neppure un singolo trial clinico sull'Idraste, per nessuna patologia”.
    Infatti, se è vero che vi è oggi qualche esperimento dell'estratto totale di Idraste in animali, è anche vero che la stragrande maggioranza dei dati su questa pianta li dobbiamo ricavare da studi sugli alcaloidi contenuti nella pianta.
    L'alcaloide più studiato è senza dubbio la berberina.

  • Amara (tonica e colagoga)

    Gli alcaloidi isoquinolinici e la berberina in particolare sono fortemente amari e colagoghi (Mills 1991).

  • Antimicrobica

    La berberina ed il suo sale (solfato di berberina) hanno mostrato forti attività contro batteri, protozoi e funghi. La lista degli organismi sensibili a questo alcaloide è lunga:

    BATTERI
    Bacillus cerus - B. subtilis - Corynebacterium diphteria - Enterobacter aerogenes - Erwinia carotavora - Excherichia coli (alcuni ceppi) - Klebsiella spp. - K pneumoniae - Mycobacterium tubercolosis var. hominis - Proteus spp. - Pseudomonas mangufere - Salmonella paratiphy - S. tiphimurium - Shigella boydii (alcuni ceppi) - Staphylococcus aureus - Streptococcus pyogenes - Vibrio cholerae - Xanthomonas citri.

    FUNGHI
    Candida albicans - C. utilis - C. tropicalis - Cryptococcus neoformans - Microsporum gypseum - saccharomyces cervisiae - Sporothrichum schenkii - Trichophyton mentagrophytes.

    PARASSITI
    Entamoeba histolytica - Giardia lamblia - Leishmania donovani - Trichomonas vaginalis (Amin 1969; Kaneda 1991; Ghosh 1983; Ghosh 1985; Choudry 1972; Gupta 1975; Johnson 1952; Subbiah and Amin 1967).

    La sensibilità di questi patogeni alla berberina in vitro non è però molto significativa per infezioni sistemiche, per due ragioni.
    La prima è che la berberina negli esseri umani è assorbita in quantità minima. Essa dovrebbe essere somministrata in dosi assurdamente elevate per iniziare ad esercitare un effetto sistemico (Bhide et al 1969 citato in Bergner 1997).
    La seconda ragione è che non è sicuro che l'attività antimicrobica sia dovuta essenzialmente ad un meccanismo di “eliminazione” dei microrganismi. In un trial clinico controllato randomizzato e in doppio cieco, l'attività della berberina è stata studiata su individui con diarrea indotta da E. coli (Rabbani et al 1987). I risultati sono stati molto interessanti: nonostante il volume delle feci risultasse diminuito nel 48% degli individui e il 42% avesse smesso di eliminare feci liquide entro le prime 24 ore (contro il 20% nel gruppo placebo), il conteggio batterico rimase inalterato. Quindi il controllo dell'infezione si è esplicato con meccanismi diversi dalla tossicità diretta al patogeno.

    Bergner (1997. p. 193) propone quattro ipotesi:
    1. la berberina ha rinforzato l'integrità della mucosa o ha aumentato il flusso di muco ricco in anticorpi;
    2. la berberina ha prevenuto l'attaccarsi degli organismi alla parete intestinale senza ucciderli (Sun 1988). Dallo studio di Sun si ricava infatti che la berberina: a) inibisce l'adesione degli streptococchi alla cellula ospite causando allo streptococco la perdita di acido lipoteicoico, la sostanza maggiormente responsabile per l'adesività del batterio; b) previene l'adesione della fibronectina allo streptococco e; c) distrugge la fibronectina che si fosse già formata;
    3. la berberina ha neutralizzato le tossine batteriche lasciando i batteri intatti (Kaneda 1991);
    4. la berberina inibisce il metabolismo di certi organismi, diminuendo la produzione di tossine (Amin et al 1969; Sabir et al 1977).

    A queste quattro ipotesi possiamo aggiungerne forse una quinta, e cioé che la berberina agisca sul sistema immunitario. In effetti uno studio appena pubblicato mostra come non la berberina, bensì l'estratto di Hydrastis stimoli il sistema immunitario di modelli animali, in particolare aumentando la produzione di immunoglobulina M (IgM; Rehman et al 1999).
    Un altro studio ha evidenziato come la berberina aumenti il flusso ematico a livello della milza, un organo molto importante per lo screening immunitario (Sabir 1971). Nonostante questi risultati, i dati sono ancora estremamente scarsi ed è ancora presto per ricavare delle indicazioni cliniche, che dovranno aspettare trial clinici su esseri umani.

    Nessuna di queste ipotesi è supportata da abbastanza evidenza scientifica, ma una di esse risponde però alla tradizione consolidata di utilizzo: il miglioramento della integrità delle mucose e l'aumento del flusso delle secrezioni.

    E' allora chiaro che se la berberina (e l'Idraste) non possono essere considerate come degli antibiotici sistemici, la loro azione a livello locale rimane interessante e appoggia l'utilizzo tradizionale per infezioni oftalmiche, dermatologiche, urinarie ed intestinali. La sua azione a livello delle infezioni intestinali può essere considerata come una combinazione di una azione tonica a livello delle mucose (aumento delle secrezioni mucose cariche di immunoglobuline e atte a facilitare il “lavaggio” dei patogeni), di una azione amara tonica (con miglioramento dello “screening” dei patogeni grazie all'attività proteolitica) e di una azione antiaderente. Diversamente dagli antibiotici, la berberina non agisce sulla flora batterica intestinale, lasciandola perfettamente funzionale (Rabbani 1987).

  • Antinfiammatoria

    La berberina possiede attività antinfiammatoria ed antipiretica comparabile o superiore a quella dell'aspirina (Sabir 1978). Questa attività sembra essere causata da una interferenza con la cascata delle prostaglandine come per l'aspirina, ma Murray (1995) sostiene che sia presente anche un meccanismo immunitario, che permette all'organismo di gestire meglio i prodotti di scarto dell'infiammazione. Ultimamente è stata scoperta una attività antielastolitica della berberina: essa inibisce l'elastase dello sputo umano. L'elastase è un enzima che degrada l'elastina, una mucoproteina fibrosa presente nel connettivo delle strutture elastiche. Questo effetto inibitorio potrebbe contribuire all'effetto antiinfiammatorio totale (Tanaka et al 1993).

  • Antiparassitaria

    Come già visto sopra, l'attività antiprotozoica in vitro in modelli animali non si riflette facilmente nella pratica clinica umana. Un caso esemplare è la citata attività contro la Entamoeba histolytica: essa viene estrapolata da uno studio su criceti pre-trattati con berberina, e a dosaggi elevatissimi (Bergner 1997; p. 204). Dato e non concesso che questa attività fosse dimostrata anche sugli esseri umani, dovremmo dare la berberina prima dell'infezione, e a dosaggi che sarebbero potenzialmente tossici e sicuramente molto spiacevoli, con il rischio di non avere eradicato l'infezione.

    Un trial più significativo ha invece comparato berberina e metronidazolo in bambini infetti da Giardia. La berberina ha dimostrato di essere efficace quanto il metronidazolo senza i suoi tremendi effetti collaterali (Gupta 1975). Rimane il problema della quantità di Idraste che sarebbe necessario somministrare per raggiungere i dosaggi di berberina dell'esperimento.

  • Antitumorale

    Esistono molti studi sull'attività antitumorale della berberina, ma la maggior parte sono test in vitro o in vivo su modelli animali. Gli studi hanno mostrato che il solfato di berberina esercita attività citostatica in vitro attraverso una potente attivazione dei macrofagi (Kumazawa 1984); che inibisce gli effetti di vari promotori tumorali in vitro ed in modelli animali (Nishino 1986); che induce apoptosi delle cellule leucemiche in vitro (Kuo 1995) e che agisce direttamente uccidendo le cellule del tumore maligno al cervello sia in vitro che su modelli animali (Rong-xun 1990). La difficoltà di valutare la rilevanza di questi studi per gli esseri umani è ben conosciuta; se si somma a ciò il fatto che le ricerche sono state effettuate sulla berberina e non sul fitocomplesso dell'Idraste, a dosaggi difficilmente raggiungibili in situazioni normali, e se ricordiamo il ridotto assorbimento della berberina a livello intestinale, non ci rimane che concludere che è alquanto prematuro trarre qualsiasi conclusione sull'utilizzo di questa pianta per la terapia antitumorale (almeno come rimedio direttamente curativo). A chi avesse dei dubbi riporterei le parole di Felter che, più di 70 anni fa, diceva: “Nonostante il fatto che le generali proprietà toniche ed alterative e di controllo sulla congestione circolatoria possano rendere questo rimedio un desiderabile agente generale o di supporto nella cachessia carcinomatosa, è follia, alla luce delle conoscenze odierne su questa patologia maligna, sperare in alcun risultato apprezzabile dall'Idraste, certamente non per una cura"" (Felter 1983, pp. 1020-1030).

  • Antiulcera

    La berberina ha dimostrato di possedere un moderato effetto antiulcera in modelli animali (Yamahara 1976).

  • Ossitocinica

    La stessa attività a livello del SNC menzionata sopra può causare contrazioni della muscolatura liscia, sia a livello intestinale (crampi) che a livello uterino; in particolare la canadina è stimolante per la muscolatura uterina, con azione ossitocinica, con pericolo di aborto in caso di gravidanza (Mills 1991).

  • Stimolante (del SNC)

    Molti degli autori Eclettici e Fisiomedicalisti notarono l'effetto stimolante dell'Idraste, ed è noto che l'idrastina può interferire con i recettori GABA a livello del SNC, agendo come stimolante del sistema nervoso autonomo e come vasocostrittore (Qian & Doeling 1994 citato in Bergner 1997); anche dosi terapeutiche di berberina agiscono come stimolanti del SNC in modelli animali. Bergner (1997; p. 200) riporta il caso di una sua paziente che si presentò con tremori, tensione ed eccitamento. Ella stava assumendo 3-4 capsule di Idraste 4 volte al giorno da 4 giorni, un dosaggio estremamente elevato, almeno 10 volte quello normale. Una volta smesso di assumere la pianta, tremori e tensione scomparvero.


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