Mahonia

Mahonia aquifolia (Lindl.) Don

Farmacologia

    Introduzione

    Come anche per l’Idraste e il Berberis vulgaris, la ricerca sulla farmacodinamica della Mahonia deve per forza di cose basarsi pesantemente sugli studi degli effetti dei composti isolati. Sono infatti ancora molto scarsi gli studi che utilizzino gli estratti totali, e sono praticamente inesistenti gli studi clinici che utilizzino Mahonia. Quindi la stragrande maggioranza dei dati su questa pianta dovrà essere ricavata da studi sugli alcaloidi contenuti nella pianta.

    Altri effetti

    Dati non conclusivi indicano che la berberina sia in grado di inibire la torosina decarbossilasi batterica nell’intestino, riducendo i livelli di tiramina ematica. Questo effetto può essere di grande interesse per pazienti con cirrosi epatica, spesso associata a ipertiraminemia che a sua volta può causare complicazioni cardiovascolari e neurologiche.
    Un altro studio indica la possibilità per la berberina di agire a livello delle cellule beta del pancreas, promuovendo la loro rigenerazione e funzionalità, e quindi un effetto terapeutico per pazienti affetti da diabete mellito tipo II.
    La palmatina è ipotensiva ed è stimolante uterino, possiede attività anticolinesterase ed è attiva a livello surrenale in modelli animali.
    La jatrorrizina è sedativa in modelli animali, è ipotensiva e antimicotica; la isotetrandrina è antitubercolotica in modelli animali e antiinfiammatoria in vitro; oxiacantina e magnoflorina sono ipotensive

  • Amara tonica e colagoga

    Gli alcaloidi isoquinolinici e la berberina in particolare sono fortemente amari e colagoghi (Mills 1991). Dosi orali acute (2.5 mg) di berberina idrocloruro in modelli animali hanno aumentato la secrezione di bilirubina in iperbilirubinemia sperimentale senza condizionare la capacità funzionale del fegato. La somministrazione cronica di 5 mg/die per 8 giorni ha abolito l’effetto, portando l’escrezione di bilirubina biliare nella norma.

    La tintura di Berberis aumenta, in vitro, le contrazioni dell’intestino di coniglio e dimostra una attività colagoga e colecistocinetica nei ratti.

  • Antidiarroica

    Dosi orali di berberina (> 25 mg/kg) e di estratto di Geranium hanno mostrato una significativa inibizione della diarrea e della peristalsi spontanea in modelli animali. Il meccanismo antidiarrroico della berberina è probabilmente di riduzione della secrezione (piuttosto che di aumento dell’assorbimento) e potrebbe essere il seguente: la berberina si lega al plasmalemma o entra nel citosol e inibisce l’unità catalitica della ciclasi dell’adenilato. Inoltre la berberina sembra aumentare il tempo di transito intestinale in soggetti umani sani, rafforzando così l’effetto antidiarroico.

  • Antimicrobica

    La berbamina è fortemente antibatterica nei confronti di Staphylococcus aureus, Escherichia coli, Streptococcus viridans, Pseudomonas aeruginosa e Salmonella typhi.
    Aumenta il livello leucocitario e piastrinico in modelli animali.
    La berberina ed il suo sale solfato hanno mostrato forti attività contro batteri, protozoi e funghi. La lista degli organismi sensibili a questo alcaloide è lunga (asteriscati i patogeni relativamente poco sensibili alla berberina solfato in vitro)

    BATTERI
    Bacillus cerus - B. subtilis - Corynebacterium diphteria - Enterobacter aerogenes - Erwinia carotavora - *Escherichia coli (alcuni ceppi) - *Klebsiella spp. - K pneumoniae - Mycobacterium tubercolosis var. hominis - *Proteus spp. - *Pseudomonas pyocyanea - *Salmonella paratiphy - *S. tiphimurium - *Salmonella schottmuelleri - *Salmonella thyphi - Shigella boydii (alcuni ceppi) - Staphylococcus aureus - Streptococcus pyogenes - Vibrio cholerae - Xanthomonas citri - *Mycobacterium tuberculosis.

    FUNGHI
    Candida albicans - C. utilis - C. tropicalis - *Cryptococcus neoformans - Microsporum gypseum - *Saccharomyces cerevisiae - Sporothrichum schenkii - *Trichophyton mentagrophytes.

    PARASSITI
    *Entamoeba histolytica - Giardia lamblia - Leishmania donovani - Trichomonas vaginalis.
    (Amin 1969; Kaneda 1991; Ghosh 1983; Ghosh 1985; Choudry 1972; Gupta 1975; Johnson 1952; Subbiah and Amin 1967).

    La sensibilità di questi patogeni alla berberina in vitro non è però molto significativa per infezioni sistemiche, per due ragioni.

    La prima è che la berberina negli esseri umani è assorbita in quantità minima. Essa dovrebbe essere somministrata in dosi assurdamente elevate per iniziare ad esercitare un effetto sistemico (Bhide et al 1969 citato in Bergner 1997).
    La seconda ragione è che non è sicuro che l'attività antimicrobica sia dovuta essenzialmente ad un meccanismo di “eliminazione” dei microrganismi. In un trial clinico controllato randomizzato e in doppio cieco, l'attività della berberina è stata studiata su individui con diarrea indotta da E. coli (Rabbani et al 1987). I risultati sono stati molto interessanti: nonostante il volume delle feci risultasse diminuito nel 48% degli individui e il 42% avesse smesso di eliminare feci liquide entro le prime 24 ore (contro il 20% nel gruppo placebo), il conteggio batterico rimase inalterato. Quindi il controllo dell'infezione si è esplicato con meccanismi diversi dalla tossicità diretta al patogeno.

    Bergner (1997, p. 193) propone quattro ipotesi:
    1. la berberina ha rinforzato l'integrità della mucosa o ha aumentato il flusso di muco ricco in anticorpi;
    2. la berberina ha prevenuto l'attaccarsi degli organismi alla parete intestinale senza ucciderli (Sun 1988). Dallo studio di Sun si ricava infatti che la berberina, a dosaggi minori della concentrazione inibitoria minima in vitro: a) inibisce l'adesione degli streptococchi alla cellula ospite causando allo streptococco la perdita di acido lipoteicoico, la sostanza maggiormente responsabile per l'adesività del batterio; b) previene l'adesione della fibronectina allo streptococco e; c) distrugge la fibronectina che si fosse già formata. A ciò si aggiunga che la berberina solfato blocca l’adesione dei ceppi uropatogenici dell’E. coli in vitro, spiegando in parte l’effetto della berberina in vivo sulle infezioni urinarie da E. coli, quando la sua attività anti-E. coli diretta è piuttosto bassa (vedi lista più sopra);
    3. la berberina ha neutralizzato le tossine batteriche lasciando i batteri intatti (Kaneda 1991);
    4. la berberina inibisce il metabolismo di certi organismi, diminuendo la produzione di tossine (Amin et al 1969; Sabir et al 1977).

    A queste quattro ipotesi possiamo aggiungerne forse una quinta, e cioé che la berberina agisca sul sistema immunitario. In effetti uno studio appena pubblicato mostra come non la berberina, bensì l'estratto di Hydrastis (contenente berberina e idrastina) stimoli il sistema immunitario di modelli animali, in particolare aumentando la produzione di immunoglobulina M (IgM; Rehman et al 1999). Un altro studio ha evidenziato come la berberina aumenti il flusso ematico a livello della milza, un organo molto importante per lo screening immunitario (Sabir 1971). Nonostante questi risultati, i dati sono ancora estremamente scarsi ed è ancora presto per ricavare delle indicazioni cliniche, che dovranno aspettare trial clinici su esseri umani.

    Nessuna di queste ipotesi è supportata da abbastanza evidenza scientifica, ma una di esse risponde però alla tradizione consolidata di utilizzo: il miglioramento dell’integrità delle mucose e l'aumento del flusso delle secrezioni.

    E' allora chiaro che se la berberina (e il Berberis) non possono essere considerate come degli antibiotici sistemici, la loro azione a livello locale rimane interessante e appoggia l'utilizzo tradizionale per infezioni oftalmiche, dermatologiche, urinarie ed intestinali. La sua azione a livello delle infezioni intestinali può essere considerata come una combinazione di una azione tonica a livello delle mucose (aumento delle secrezioni mucose cariche di immunoglobuline e atte a facilitare il “lavaggio” dei patogeni), di una azione amara tonica (con miglioramento dello “screening” dei patogeni grazie all'attività proteolitica), di una azione antiaderente e infine di una azione direttamente antipatogenica. La somministrazione orale di berberina (100 mg/kg) a ratti con infezione protozoica sperimentale ha ridotto l’infezione dell’83%. Diversamente dagli antibiotici, la berberina non agisce sulla flora batterica intestinale, lasciandola perfettamente funzionale (Rabbani 1987). Rimane comunque da sottolineare come in uno studio comparativo, la tintura 1:4 di Berberis sia risultata più efficiente nell’inibire la crescita di microorganismi in vitro di una soluzione allo 0,2% di berberina solfato.

  • Antinfiammatoria

    L’estratto etanolico di Berberis ha dimostrato una attività antiinfiammatoria più elevata della berberina isolata sia in modelli acuti che cronici. La berberina possiede attività antiinfiammatoria ed antipiretica comparabile o superiore a quella dell'aspirina (Sabir 1978). Questa attività sembra essere causata da una interferenza con la cascata delle prostaglandine come per l'aspirina, ma Murray (1995) sostiene che sia presente anche un meccanismo immunitario, che permette all'organismo di gestire meglio i prodotti di scarto dell'infiammazione. In effetti la berberina inibisce la proliferazione cellulare dei linficiti periferici umani (in vitro), e questo effetto può originarsi dall’inibizione della sintesi di DNA nei linfociti attivati.

    Ultimamente è stata scoperta una attività antielastolitica della berberina: essa inibisce l'elastase dello sputo umano. L'elastase è un enzima che degrada l'elastina, una mucoproteina fibrosa presente nel connettivo delle strutture elastiche. Questo effetto inibitorio potrebbe contribuire all'effetto antiinfiammatorio totale (Tanaka et al 1993).

  • Antiparassitaria

    La berberina è amebicida a 200 ug/ml, tripanocida e tricomonicida.
    Come già visto sopra, l'attività antiprotozoica in vitro in modelli animali non si riflette facilmente nella pratica clinica umana. Un caso esemplare è la citata attività contro la Entamoeba histolytica: essa viene estrapolata da uno studio su criceti pre-trattati con berberina, e a dosaggi elevatissimi (Bergner 1997; p. 204). Dato e non concesso che questa attività fosse dimostrata anche sugli esseri umani, dovremmo dare la berberina prima dell'infezione, e a dosaggi che sarebbero potenzialmente tossici e sicuramente molto spiacevoli, con il rischio di non avere eradicato l'infezione.

    Un trial più significativo ha invece comparato berberina e metronidazolo in bambini infetti da Giardia. La berberina ha dimostrato di essere efficace quanto il metronidazolo senza i suoi tremendi effetti collaterali (Gupta 1975). Rimane il problema della quantità di Berberis che sarebbe necessario somministrare per raggiungere i dosaggi di berberina dell'esperimento. Nello studio di Rabbani et al (1987) citato più sopra si riportano anche i risultati in pazienti affettio da Vibrio cholera: solo effetti molto limitati sulla diarrea causata da V. cholera sono stati osservati, e nessuna differenza è stata osservata tra il gruppo trattato con tetraciclina e berberina e quello trattato con solo tetraciclina.

  • Antispasmodica

    La berberina causa una lenta diminuzione del tono, ampiezza, frequenza e risposta all’acetilcolina dell’utero di ratto. La berberina riduce le contrazioni toniche indotte da carbacolo in vitro, inibendo l’entrata di Ca extracellulare. D’altro canto la berberina causa anche forti contrazioni, in vitro, della muscolatura uterina. A livello tradizionale la pianta viene considerata uterotonica.

  • Antitumorale

    Esistono molti studi sull'attività antitumorale della berberina, ma la maggior parte sono test in vitro o in vivo su modelli animali. Gli studi hanno mostrato che il solfato di berberina esercita attività citostatica in vitro attraverso una potente attivazione dei macrofagi (Kumazawa 1984); che inibisce gli effetti di vari promotori tumorali in vitro ed in modelli animali (Nishino 1986); che induce apoptosi delle cellule leucemiche in vitro (Kuo 1995) e che agisce direttamente uccidendo le cellule del tumore maligno al cervello sia in vitro che su modelli animali (Rong-xun 1990). La difficoltà di valutare la rilevanza di questi studi per gli esseri umani è ben conosciuta; se si somma a ciò il fatto che le ricerche sono state effettuate sulla berberina e non sul fitocomplesso del Berberis, a dosaggi difficilmente raggiungibili in situazioni normali, e se ricordiamo il ridotto assorbimento della berberina a livello intestinale, non ci rimane che concludere che è alquanto prematuro trarre qualsiasi conclusione sull'utilizzo di questa pianta per la terapia antitumorale (almeno come rimedio direttamente curativo).

  • Antiulcera

    La berberina ha dimostrato di possedere un moderato effetto antiulcera in modelli animali (Yamahara 1976). In uno studio clinico che comparava l’effetto della berberina e della ranitidina su ulcere associate a H. pylori, la berberina ha avuto migliori effetti di eradicamento batterico e di riduzione della gastrite, ma la ranitidina è stata più efficace nella cura dell’ulcera.

  • Stimolante

    Molti degli autori Eclettici e Fisiomedicalisti notarono l'effetto stimolante del Berberis, e dosi terapeutiche di berberina agiscono come stimolanti del SNC in modelli animali, riducendo ad esempio l’amnesia indotta da scopolamina probabilmente aumentando l’attività nei sistemi neuronali colinergici periferici e centrali.


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