Pigeum

Prunus africana (Hook. f.) Kalkm.

Farmacologia

  • Antiprostatica

    Studi clinici
    L’estratto di Pygeum, in uno studio in doppio cieco contro placebo con 120 pazienti, ha portato ad un maggior miglioramento rispetto al placebo nella frequenza notturna, difficoltà ad iniziare la minzione e svuotamento incompleto della vescica (Dufour et al 1984). In uno studio metodologicamente simile, ma con 263 pazienti che assumevano 50 mg di estratto, la minzione è migliorata nel 66% dei pazienti del gruppo verum contro il 31% del gruppo placebo (Barlet et al 1990).
    A dosaggi più elevati (200 mg al giorno per 60 giorni) il Pygeum ha migliorato tutti i parametri urinari in 18 pazienti, senza però portare ad una variazione dei livelli ormonali ematici (Carani et al 1991).
    Due mesi di terapia con Pygeum (50 mg due volte al giorno) hanno portato a un miglioramento del 40% misurato con l’”International Prostate Symptom Scale” e del 31% nel “Quality of Life Scores”, nell’aumento di volume e flusso urinario e nella riduzione del 32% in nocturia (Breza et al 1998).
    L’associazione di radice di Ortica (300 mg) con Pygeum (25 mg), per 8 settimane, in uno studio clinico su 134 pazienti con iperplasia prostatica benigna, ha portato ad un miglioramento del flusso di urina, della nocturia e del volume urinario residuo. 5 pazienti hanno sofferto di moderati effetti collaterali che non hanno impedito la continuazione dello studio (Krzeski et al 1993).

    Studi in vitro e su modelli animali
    Il Pygeum e gli estratti lipofilici inibiscono la proliferazione delle cellule dello stroma della prostata dei ratti stimolata da vari fattori di crescita (Yablonsky 1997).
    Il meccanismo di azione non è stato completaente elucidato e sembra dipendere da più di un fattore.
    Il meccanismo di azione non è quello dell’inibizione del legame del diidrotestosterone o del metiltrienolone ai recettori prostatici (Rhodes 1993; Carilla 1984; Briley et al 1987) come sembra invece il caso della Serenoa. Gli estratti e i liposteroli sono invece attivi contro la 5 alfa reduttasi umana e contro l’aromatase placentare (Hartmann et al 1996) in vitro; gli acidi oleanolico e ursolico riducono l’edema inibendo la glucosil-transferase e la beta-glucoronidase (Kozay 1987); il d-docosanolo riduce i livelli di ormone luteinizzante e di testosterone, stimola le secrezioni di androgeni e corticosteroli e stimola i surreni e le gonadotropine della pituitaria (Thieblot 1977). Il d-docosanolo riduce anche i livelli di prolattina che è responsabile per la sintesi di diidrotestosterone nella prostata (testosterone e diidrotestosterone sono i maggiori fattori responsabili per l’iperplasia prostatica)
    Vari esteri degli acidi ferulici (tra cui il docosolil transferulato) riducono i livelli ematici di colesterolo, abbassando cosi i livelli di precursori per la sintesi degli androgeni (Bombardelli 1985).


  • Glossario