Sandalo

Santalum album L.

Essenze

Sandalo

Liquido viscoso dal colore che passa dal giallo pallido al giallo.

Profilo olfattivo
L’odore é forte e persistente, con note ricche, morbide e sensuali di legno prezioso, con aspetto di noce.
Brunke e Schmaus (1995) hanno mostrato che il nor-α-trans-bergamottenone, nonostante sia presente solo allo 0.01%, contribuisce in maniera molto significativa all’aroma generale del sandalo, ed è responsabile per gli aspetti grassi/di noce/di latte dell’OE.
La qualità dell’OE è comunque legata alla presenza dei santaloli. Nonostante lo standard spesso citato da Guenther (1948) sia del 90%, analisi più recenti e sofisticate danno l’α-santalolo al 40-45% e il β-santalolo al 17-27%. Si sa però che il (+)-(Z)-β-santalolo ha solo un debole aroma, mentre il (-)-(Z)-β-santalolo contribuisce molto di più (Verghese et al 1990; Lawrence 1991). Molto importanti anche i prodotti della degradazione ossidativa di questi alcoli, come il (+)-(E)-α-santalale (Anonis 1998).


Da non confondere con l’olio di sandalo Indonesiano o di sandalo delle Indie Occidentalis, di qualità inferiore e ricavato da una specie diversa, la Amyris balsamifera L.; non confondere neppure con l’olioi di sandalo Australiano, inferiore e ricavato da Eucarya spicata Sprag et Summ.


Status di conservazione
E’ indubbio che la forte domanda di materiale aromatico ponga una forte pressione sulle rimanenti piante di sandalo del subcontinente indiano. Il governo indiano è intervenuto cercando di limitare i danni, sia vietando l’esportazione del materiale sia finanziando la riforestazione. Anche se in teoria l'utilizzo di OE proveniente da queste coltivazioni non dovrebbe contribuire alla sparizione della specie nel selvatico, le istanze di conservazione sono piuttosto complesse, ed alcuni autori suggeriscono un periodo di moratoria sia per non lasciare spazio ai contrabbandieri di sandalo, sia per lasciare tempo all'albero di rinforzare il pool genetico originale. Nel frattempo la scarsezza di produzione di sandalo indiano ha spinto ad offrire OE di specie diverse di sandalo, provenienti dalle isole del pacifico e dall’Australia. Vi è però il rischio che il tentativo di offrire questo materiale nel più breve tempo possibile per rispondere alle richieste del mercato porti ad un ipersfruttamento delle risorse esistenti e all’utilizzo di piante troppo giovani impedendo il rinnovamento genetico.
A parere dell’autore sarebbe più etico autoimporsi una moratoria sull’utilizzo del materiale proveniente dalle varie specie di sandalo fino a che non sia possibile fare delle valutazioni di impatto ecologico più serie.


Adulterazione
Spesso al suo posto è venduto OE d’Amyris (Amyris balsamifera L.) prodotto nelle Indie Occidentali, Venezuela, Jamaica, ed Haiti, oppure OE di Sandalo australiano (Santalum spicatum. Sinonimo Eucarya spicata Sprag. et Summ.), entrambi di qualità inferiore. In particolare il Sandalo australiano è usato per tagliare o per sostituire il sandalo autentico perché contiene un’alta percentuale d’alcoli sesquiterpenici (fusanoli) che approssima quella dell’α-santalolo nell’OE genuino; le vecchie tecniche d’analisi non permettevano di distinguere tra i due. Altri, più rozzi metodi d’adulterazione con OE vegetali, glicole dipropilenico, dietil ftalato o sintetici come Sandela non sono al giorno d’oggi molto usati perché le moderne tecniche di GC li rivelano facilmente. Più comune invece la miscelatura di terpeni di sandalo originali con olii di sandalo inferiori, adulterazione difficile da rivelare con tecniche di GC, ma rivelabile dal test di solubilità ISO: 1 ml d’OE dovrebbe essere solubile in 5 ml d’etanolo 70% a 20° C, secondo le procedure standard. L’addizionamento di terpeni di sandalo causa l’opacità della soluzione 1+5. naturalmente anche l’aroma, comparato con uno standard affidabile, dovrebbe essere un buon metodo


Composti in ordine decrescente di percentuale sul totale
alfa-Santalolo
beta-santalolo
epi-beta-Santalolo
trans-beta-Santalolo
alfa-Santalele
beta-santalene
epi-beta-Santalene
cis-Lanceolo

Problemi di definizione
Un ulteriore problema con il materiale proveniente dal legno di sandalo australiano è il metodo di produzione.
Valder et al. (2003) descrivono nel dettaglio il processo di estrazione per l’olio di legno di sandalo australiano, che comprende una estrazione con esano, seguita da co-distillazione con glicole propilenico, seguito da rettificazione. E’ quindi chiaro che non si sta parlando di un olio essenziale, bensì di un estratto, dato che il processo non è conforme a quello descritto dalla ISO 9235-1997 e dalle Farmacopee per gli oli essenziali. L’estratto con solventi, prima dello stadio di codistillazione, e previa eliminazione di tutto l’esano, potrebbe invece essere descritto come una concreta. Gearon (2000) ha tentato di giustificare il termine olio essenziale usato per descrivere questo materiale dicendo che il processo produttivo è descrivibile come “naturale”, ma ciò si scontra, oltre che con il senso comune, con le definizioni della EU di ciò che può essere descritto come “processo naturale” (vedi “EU Council Directives 88/388/EEC” e “Committee of Experts on Cosmetic Products”, 2000).



In profumeria viene usato per le sue fini e preziose note legnose e cremose ed è insostituibile per formare accordi sensuali orientali di lunga durata, in particolare quando viene mescolato a gelsomino e muschio; è anche importante nella formazione di mix maschili legnosi e caldi; dona inoltre grande profondità e luminosità a composizioni floreali. Si mescola al meglio con iononi, iris e gelsomino. In aromaterapia gode fama di olio anti-depressivo, sedativo e calmante, e viene usato in caso di stress e tensione nervosa.

Altri oli essenziali di sandalo, da specie diverse, spesso non hanno lo stesso profilo aromatico morbido, e presentano note più legnose ed a volte uriniche.


Glossario