Tabebuia

Tabebuia avellanedae Lorenz

Farmacologia

    Farmacocinetica

    Nessuno studio di farmacocinesi su questa pianta è disponibile. Il lapacholo negli esseri umani viene assorbito a livello intestinale molto meno di quanto venga assorbito nei ratti.
    E’ possibile che il lapacholo sia più biodisponibile quando somministrato nella sua matrice naturale, il fitocomplesso.

  • Antimicrobica

    La pianta è attiva contro vari ceppi batterici e micotici. In particolare ha mostrato attività contro Briucella spp, Staphylococcus aureus, Candida, Tricophyton.
    Il meccanismo sembra essere sempre quello del disaccoppiamento della fosforilazione ossidativa.

  • Antiparassitaria

    La Tabebuia è attiva contro molti parassiti intestinali tropicali, probabilmente attraverso lo stesso meccanismo di blocco della catena respiratoria responsabile almeno in parte dell’attività antitumorale del lapacholo. Esperimenti in vitro hanno confermato attività contro Plamodium falciparium (ma in vivo l’attività è solo borderline), Schistosoma mansoni e Tripanosoma cruzi. Ma l’azione contro quest’ultimo è annullata in vivo.

  • Antitumorale

    Nei primi studi degli anni ‘60 sull’attività antitumorale della Tabebuia, il lapacholo è stato identificato come il composto responsabile dell’attività. Questi primi studi in vitro hanno dimostrato l’attività del lapacholo contro vari tipi di cellule tumorali (sarcoma Yoshida; carcinosarcoma Walker 256; linfosarcoma Murphy-Sturm). Più di recente, l’attività antitumorale è stata confermata anche da studi in vitro. I meccanismi d’azione ipotizzati sono molti:
    1. il lapacholo è un agente disaccoppiante della respirazione mitocondriale, grazie ad una somiglianza strutturale tra la molecola e l’idrossichinone endogeno, con il quale compete per una posizione nella catena respiratoria;
    2. il lapacholo viene convertito a livello intracellulare in intermedi (radicali liberi) con specificità per alcuni recettori, ed esercita una azione citotossica legandosi all’DANA o all’RNA causando una lesione cromosomica;
    3. il lapacholo inibisce la sintesi de novo della pirimidina (inibizione del diidroorotato) riducendo così la riserva di nucleotidi;
    4. il lapacholo inibisce la glicosilase I, causando un accumulo letale di alfa-chetoaldeidi (ma il lapacholo sembra essere molto più inibitorio per cellule normali piuttosto che per le cellule tumorali).
    Ma il lapacholo non è l’unico composto attivo, e la ricerca si è occupata anche degli estratti totali della pianta. Alcuni autori hanno concluso che l’attività antitumorale della pianta derivi da una sua azione a livello immunitario, e cioé che a dosaggi molto elevati i suoi composti siano citotossici o immunosoppressivi, ma che a dosaggi normali l’estratto induca una risposta immunitaria e cellulare, responsabile dell’azione antitumorale.

    Studi clinici sui tumori
    Il primo studio clinico (di fase I) sull’efficacia del lapacholo come antitumorale fu iniziato nel 1967 presso il Baltimore Cancer Research Center, su 21 pazienti sofferenti di leucemia (0.25-0.50 g lapacholo/giorno). Fu fermato per evidenti effetti collaterali (nausea, vomito), prolungamento pericoloso del tempo di protrombina, e ridotto assorbimento intestinale del lapacholo rispetto a quello nei ratti.

    In uno studio del 1981 il lapacholo è stato prescritto a dosaggi di 20-30 mg/kg ed ha causato una riduzione delle dimensioni del tumore e riduzione della sintomatologia dolorosa in 9 pazienti. Tre pazienti hanno smesso il trattamento per gli effetti collaterali di nausea e vomito mentre gli altri non hanno avvertito effetti indesiderati. Tre pazienti si sono rimessi completamente.

  • Antivirale

    Il lapacholo inibisce in vitro vari ceppi virali tra cui herpes virus I e II. Il beta lapachone è un potente inibitore della trascrittasi inversa di alcuni retrovirus, ed è possibile che sia attivo anche sull’HIV.
    Gli estratti della corteccia inibiscono l’Epstein-Barr virus.
    Altre azioni
    Il lapacholo e altri naftochinoni sono anticoagulanti per gli esseri umani.
    Il lapacholo ha attività estrogeniche e antiestrogeniche in modelli animali.


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